lunedì 29 luglio 2013

Parole e corpo



Accantonando la disponibilità del proprio corpo alla relazione, consciamente od inconsciamente, si rinuncia ad una relazione vera. Non identificarsi più in qualcosa di fisso, ma accogliersi come donati a sé dalle energie della realtà che ci attraversano e ci vivono, diventa allora “gnosticismo”: un modo raffinato di astrarsi mentalmente dal mondo, concentrando sui postulati che mediano il proprio rapportarsi alle cose. Il corpo esprime tutta la permeabilità del soggetto alla vita ed anche la realtà soggettiva stessa, prima ch’essa venga attraversata da qualunque altra energia esterna: esso è terra della reciprocità fra ciò che si è e ciò ch’è donato, da fuori, a se stessi.
Senza compromettersi anche fisicamente con qualcuno, non avviene piena relazione. Quando un contenitore è sigillato, il suo “mondo”, per quanto vasto, è ridotto a ciò ch’esso già contiene: solo se il contatto è già previsto da quel mondo chiuso o s’è abbastanza forte da vanificarne le difese, esso può verificarsi. Le posizioni del corpo nello spazio e rispetto agli altri, parlano della disponibilità all’incontro, alla relazione autentica, molto prima e più che le parole. Sedersi strettamente accanto piuttosto che distante; porsi in grembo a qualcuno piuttosto che ritrarre lo sguardo o fuggire quello altrui, sono tutti modi che il corpo ha, naturalmente, di svelare la persona nel porsi relazionale. Le parole infatti ammaliano in perfetta buona fede, a volte così persuasive da lasciar senza parole gli altri: parole e corpo insieme possono ancora mentire, ma solo sapendo di farlo.

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