lunedì 8 luglio 2013

L'imperatrice



La Dea premia gli audaci. Come una mantide pronta a distruggere, Ella aspetta l’eroe solare che con lei convolerà alle nozze, temerario innanzi alla promessa di interrarsi nella mezzanotte, dopo l’unione. Chi non accetta la morte è tagliato fuori dall’amplesso, chi accetta la morte è tagliato fuori dall’amplesso. Chi affronta la morte come un destino implicito alla vita che insegue e alla musa che adora, questi è premiato: la Dea lo accoglie fra le sue braccia e lo seduce e si lascia sedurre. Poi lo uccide, per essergli di nuovo madre, poi di nuovo sposa. La luna gravida ha un volto nella vita degli eroi, ha un volto nella vita mia: ha un volto la madre della mia virilità, ha un volto la sua assassina. Coraggio e temerarietà senza prepotenza, che l’arroganza è paura e la Dea è una dea superba; cuore grande e devoto senza slanci emotivi servili, che la Dea è una cinta severa, ma una roccaforte che vuol’essere espugnata; sacrificio senza sprezzo di sé, che la Dea rifiuta coloro che si rifiutano. Combattere per Lei è combattere per essere se stessi: crescere sulla rotta solare inseguendo gli eroi verso la morte e la rinascita, è la vita propria e insieme l’adorazione sublime della quale Iside si nutre.

BIBLIOGRAFIA di riferimento:

FRAZER J. G., Il ramo d’oro, Bollati Boringhieri, Torino 2012;
GRAVES R., La Dea Bianca, Adelphi, Milano 2009.

3 commenti:

  1. La relazione fra l’eroe e la Triade sa spiegare certe cose, spesso intuite, ma così difficili da spiegare a concetti, tanto da tramutarsi in conformismo fascista ogni qual volta ci si sia impegnati. La Sacra Relazione racconta il maschile ed il femminile, senza uniformarli l’uno all’altra, senza ridurre tutto dualisticamente a modelli patriarcali o matriarcali, senza ridurre il singolo maschio e la singola femmina a modelli stereotipati lontani dalla natura dei singoli. L’amplesso con la Dea illumina di senso le energie maschili e femminili, indicando una strada in cui comprendersi alla luce delle proprie singolarità, ma senza ridursi al piano puramente concettuale di ciò che si crede a prescindere dalla propria condizione, anche fisica, di nascita. La Dea e l’eroe spiegano cosa si perde dell’umano nell’omosessualità, maschile e femminile, a prescindere dalla semplice diversità che ogni individuo, per carattere, percorso e coscienza, conserva comunque rispetto a chiunque altro del suo genere. Il ciclo archetipo mostra i limiti di una figura femminile ridotta a madonna, esempio privo di contraddizioni e che appiana ogni contrasto nel segno del padre. Il ciclo mostra però anche la realtà di una femminilità che, presa sul serio come immagine della Chiesa nei termini del Sacro Rapporto, davvero illumina finalmente la “buona battaglia” verso un’autentica Santità.

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    1. ps: comincia una notte di Luna Nuova ed io mi sono rasato i capelli.

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    2. Mi accorgo che certe cose della spiritualità, ad esempio contadina, che i teologi chiamano sincretismo, in realtà lo è solo se invece che il vissuto si guarda ai concetti: se ci si lascia illuminare dall'archetipo lunare per capire qualcosa delle dinamiche eterosessuali in cui si è coinvolti, ad esempio, credo si possa trovare grande giovamento e senza uscire affatto fuori dalla sequela christi. Anzi, Cristo stesso interagisce come archetipo solare in un quadro archetipico che lui risolve come senso, pur essendone compreso a sua volta. In ciò trovano meraviglioso senso le parole dantesche: "vergine madre figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura" (Divina COmmedia, Paradiso, canto XXXIII).

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