mercoledì 3 agosto 2016

6/3-b. Andata, salita e ritorno

Nell’introdurre alla comprensione dell’altare cattolico si sono descritte anzitutto, nello articolo precedente, la contestualizzazione dell’altare nello spazio del tempio e quindi la contestualizzazione del tempio in una più ampia concezione di “sacro” qualificata come segue: I) preziosità per la sussistenza; II) riservatezza - rapporto inversamente proporzionale fra numero di persone e vicinanza al sacro – data la preziosità; III) inquadramento ideologico del rapporto “numero/vicinanza” in termini di spiritualizzazione progressiva della realtà, dalla pluralità delle esperienze (il popolo) all’unità dell’Essere (il sacerdote). Nei precedenti articoli 2 e 4, si sono spiegati rispettivamente il valore analogico del simbolo ed il senso simbolico delle architetture sacre: il simbolo non è altro che un linguaggio, ma un linguaggio che usa la similitudine fra le cose (analogia) per trasmettere la conoscenza all’interezza della persona (non solo al suo cervello) e senza “vivisezionarla” come fa il discorso razionale; l’architettura sacra è un modello analogico della realtà di cui ora si darà più precisa nozione. Dante, nella sua lettera a Can Grande, spiega che ogni opera dogmatica (ovvero di “pedagogia sacra”, per il lessico tradizionale) contiene due poli interpretativi: quello letterale (linguaggio exoterico, che riguarda il soggetto palese di ogni tipo d’arte e non solo della letteratura) e quello allegorico (metalinguaggio esoterico, che riguarda il “detto fra le righe”, per intendersi). Il piano allegorico è a sua volta composto di tre dimensioni (cfr. art. 1), cioè quella teologica, quella etico-morale e quella anagogica. Per fare un esempio, sul piano letterale i quattro esseri della tradizione cristiana sono: leone, bue, uomo, aquila; sul piano allegorico/ teologico, essi rappresentano (rispettivamente) i quattro evangelisti Marco, Matteo, Luca, Giovanni; sul piano allegorico/etico, essi rappresentano (rispettivamente) le quattro virtù cardinali di fortezza, prudenza, temperanza, giustizia; sul piano allegorico/anagogico essi spiegano il QUATTRO in ogni suo riflesso cosmologico e pitagorico-spirituale (4 punti cardinali, 2+2 punti equinoziali e solstiziali; 3+1 posizioni del sole, ecc. ovviamente, appunto, con tutte le implicazioni simboliche ulteriori di questi dati di cui già s’è detto negli articoli precedenti). Qui si applicherà al tempio il senso cosmologico.


Cominciamo proprio dall’orientamento della costruzione, che risulterà fondamentale per proseguire nel discorso sull’altare. Lo schema fondamentale dell’architettura sacra occidentale è quello che viene definito “ciclo solare ariano”: il sole è interpretato come un eroe che sorge (all’alba primaverile ad est) dal seno della nazione (la notte del buio nord invernale, inteso come terra ancestrale dei padri), vince le sue battaglie conquistando la sovranità (nell’estivo sud, punto in cui il sole è rappresentato nel suo zenith di mezzogiorno), si sacrifica per il popolo (nell’autunnale ovest del tramonto), torna ai padri (di nuovo nord) per poi risorgere appunto come eroe divino vittorioso sulla morte e sull’ignoranza. Il ciclo appena descritto viene tradizionalmente applicato alle architetture sacre per i suoi contenuti iniziatici, che riguardano le similitudini fra il tragitto solare ed il percorso necessario ad ogni uomo per risalire dal buio materiale della propria ignoranza natale, alla luce spirituale di una nuova alba nella consapevolezza.


Si precisa che quanto qui esposto riguarda solo quelle chiese erette dall'epoca romanica all’ultima riforma e perciò ancora fedeli alla tradizione. Dunque, una volta gettata la pianta del tempio secondo le regole dell’orientamento e della quadratura del cerchio di cui già s’è scritto in articoli precedentemente citati, si provvede quindi a suddividere l’area in dodici ulteriori segmenti, tanti quanto i punti zodiacali tradizionali che il sole attraversa, in moto antiorario, non più durante il giorno, ma questa volta durante l’anno. Quello che si ottiene, dati i passaggi di cui sopra, è uno spazio liturgico simbolico strutturato come segue: la collettività entra ad ovest, punto del tramonto e cioè del popolo che sta sprofondando nella materia. Partendo da un’associazione simbolica tra sole ed eroe (Cristo), tra eroe e maestro e tra maestro e facoltà di penetrare (le coscienze), nella tradizione il lato destro della navata (metà diurna e solare) era considerato maschile (ed è la parte in cui si siede lo sposo coi suoi parenti), mentre ila lato sinistro (metà notturna e lunare) era considerato femminile (ed è lì che siede la sposa coi suoi parenti). Si fa notare che è in questo contesto iniziatico che può essere compreso ciò che la Chiesa Cattolica chiama Mysterium Lunae, volendo intendere, con questa espressione, il rapporto tra Cristo e Maria, tra il Padre ed il Figlio, tra Cristo e la Sua Chiesa, tra lo sposo e la sposa, ma anche l'umanità fatta ad immagine e somiglianza di Dio): troppo spesso (cfr. articolo 6/2) la mentalità contemporanea, poco avvezza ai simboli, scambia per sessismo o bigottismo le esigenze simboliche delle organizzazioni sacre, che invece sono gestite da nozioni pedagogiche completamente diverse da quelle attuali. Attorno al popolo stanno dodici colonne, ciascuna delle quali segnata con una croce, sotto ciascuna delle quali è acceso un cero il giorno della consacrazione ed i giorni successivi d’ogni anniversario di quest’ultima. Le 12 colonne della chiesa, che per l’allegoria teologica sono i dodici apostoli, sul piano anagogico rappresentano gli stati di coscienza, simboleggiati tradizionalmente dai segni zodiacali, che l’uomo deve attraversare vittoriosamente nell’arco della vita, per giungere alla pienezza del suo Essere. L’altare, non a caso, è tradizionalmente posto ad est, nel luogo dell’alba, della primavera, del passaggio (pesach, “pasqua”) dalla schiavitù dell'ignoranza (Egitto; peccato) alla consapevolezza (Terra Promessa; Redenzione): su di esso si celebra la vittoria della vita sulla morte, nel memoriale della passione e risurrezione di Cristo, intesa nella forma della Comunione.


Si ricordi ora quanto detto sul progressivo diradamento di persone nell’avvicinarsi al sacro nell’articolo precedente e lo si associ allo schema della basilica tradizionale: tutta la città, compresi i non credenti, può accedere al sagrato della chiesa; tutto il popolo dei battezzati passa per la porta; solo i maschi battezzati occupano la destra e solo le femmine battezzate occupano la sinistra della navata; solo i ministranti accedono al presbiterio; solo UN sacerdote accede direttamente all’altare. Si noterà il ripetersi dello stesso schema già valido per il Tempio di Gerusalemme: cinque livelli, di cui quattro per il popolo, di cui UNO per il sacerdote (5=4+1; 4=3+1). C’è un ulteriore significato di cui tenere conto circa la basilica tradizionale cattolica, prima di affrontare direttamente la conoscenza dell’altare che in essa va inteso: la questione pedagogica. Se si sarà fatta attenzione alle descrizioni di cui sopra, si sarà notata la seguente dinamica: popolo collettivo > ripartizione per sessi > comunione. La conoscenza si dimostra davvero universale ("cattolica") e coerente in ogni contesto (cfr. articolo 5): quale che sia la forma tradizionale vissuta, il cuore della realtà trasmesso resta lo stesso.

1 commento:

  1. Per approfondire: http://lamelagrana.net/wp-content/uploads/downloads/2012/04/Davy-Marie-Madeleine-Il-Tempio.pdf

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