venerdì 23 ottobre 2015

Tipi psicologici

La distinzione junghiana degli otto tipi psicologici, pure se oggettivamente arbitraria e raramente riscontrabile nelle persone nei suoi modelli allo stato puro, permette di orientarsi quotidianamente fornendo utili strumenti per la decodifica e l’agire nelle relazioni interpersonali. Il tipo pensiero ed il tipo emozione, ad esempio, appaiono effettivamente antitetici e grandemente utile può risultare il saperli distinguere, onde evitare fraintendimenti e discussioni. Se il tipo pensiero è immaginabile come una barca che abbia il sentimento come vela e la critica come timone, il tipo emozione, al contrario, sarà la barca con il sentimento al timone e la critica a spingere avanti. Il tipo pensiero (spesso maschile) reagirà emotivamente male (controparte d’anima) a situazioni a suo avviso razionalmente discutibili; il tipo emozione (spesso femminile) reagirà con una critica feroce (controparte animus) a ciò che troverà distante, distaccato od insensibile.

Il tipo pensiero apparirà al tipo emozione come un insensibile e pragmatico calcolatore di dati, lontano dalla “realtà” del vivere ed il tipo emozione apparirà al tipo pensiero come un idealista irragionevole e del tutto autoreferenziale: mentre i valori razionali si confrontano sul piano della dialettica (parlando di gente intellettualmente onesta) e si dimostrano pertanto intrinsecamente relativi (sebbene fondati sulla propria esperienza nei casi introversi e sull’esperienza filosofica in quelli estroversi) e “politeisti”, per così dire, i valori emotivi si avvertono sul piano insindacabile della morale (che risulterà di natura intima nel tipo emozione introverso; di natura ideologica, nel tipo emozione estroverso), per così dire “monoteista”. A causa di ciò, la plasticità con cui il tipo pensiero elaborerà nuove soluzioni ad ogni situazione che introduca nuovi dati al suo “sistema” (se la dinamica è razionale, infatti, in ogni situazione è giusto ciò che in quella situazione funziona), sarà colta dal tipo emozione come incoerenza; la coerenza con cui il tipo emozione affronterà situazioni distinte tramite atteggiamenti fra loro identici, sarà valutata dal tipo pensiero come ostinazione davanti all’evidenti cangianze della realtà. In entrambi i due casi, il recupero della prospettiva simbolica (“già e non ancora”, “ancora e non più”) potrà aiutar il dialogo.

Una discussione conflittuale tra tipo pensiero e tipo emozione si configura genericamente come segue. Nel caso il tipo emozione esprima posizioni che appaiano irragionevoli al suo interlocutore, questi reagirà con una reazione emotiva negativa, che per essere placata richiederà una compensazione sul piano del pensiero, ossia una giustificazione. Questa reazione emotiva negativa del tipo pensiero, però, porterà il tipo emozione a rispondere non sul piano razionale richiesto (giustificazione), ma su quello a lui già congeniale del sentimento: manifestando ora dispiacere, ora orgoglio. Nel caso contrario in cui un tipo pensiero manifesti un comportamento od un’espressione non verbale od una posizione argomentativa di contenuto morale che appaiano immorali o deludenti sul piano sentimentale al tipo pensiero, quest’ultimo reagirà, s’è detto, con una feroce critica di stile argomentativo, la quale apparirà all’altro del tutto fuorviata da elementi estremamente soggettivi. La critica negativa del tipo emozione necessiterà, per essere placata, non più di una giustificazione sul piano degli argomenti, ma di una vera conversione sul piano degli atteggiamenti emotivi: ciò nonostante, il suo carattere appunto critico susciterà nel tipo pensiero una risposta argomentata secondo le modalità razionali a lui proprie, del tutto insoddisfacente per il tipo emozione ed anzi il più delle volte valutata da quest’ultimo come un’aggravante della situazione.

Presi tra le proprie riflessioni e la scienza appresa, tra le proprie esperienze sentimentali e la morale appresa, i tipi pensiero ed emozione si individuerebbero procedendo progressivamente verso posizioni sempre più soggettive e si integrerebbero sviluppando queste ultime in modo sempre meno autoreferenziale, in due sensi. Innanzitutto, le posizioni si aprirebbero sempre più al mondo circostante nel mentre in cui andrebbero soggettivandosi. Contemporaneamente, le posizioni del tipo pensiero arriverebbero ad includere nel proprio quadro concettuale la consapevolezza delle differenze fra tipi, tanto da permettere una riformulazione dinamica dei propri atteggiamenti alla luce di quanto compreso dei presupposti interiori dell’interlocutore; il tipo emozione, dal canto suo, si industrierebbe d’accrescere la propria empatia, fino ad accogliere “con il cuore” la prospettiva altrui come un frutto diverso di differenti esperienze vitali.

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