lunedì 24 novembre 2014

Limiti dei Diritti Umani liberali

Nella realtà dei fatti, certe cose che faccio/vivo mi separano dal resto e certe cose che faccio/vivo accrescono la mia comunione. Ergo, le dottrine religiose (karma, "giudizio escatologico", ecc) che per così dire "separano tra capri e pecore" prendono atto di avvenimenti e dinamiche retributive registrati esperite, tentando di raccontarle a parole, anziché procedere da una "volontà giustizialista" per inventarsi un mondo diviso fra salvati/d...annati.
A questo punto, i diritti umani liberali (in quanto secolarizzazione dell'antropologia cristiana), non fanno che centrare sull'uomo quelle stesse dinamiche di separazione/comunione di cui sopra, svincolandole però arbitrariamente dalle leggi di retribuzione manifeste in natura, per farne un semplice fatto di reciprocità fra uomini. Insomma, dicono la stessa cosa, ma, procedendo dai concetti verso il sociale anziché dalla realtà verso i concetti, dimenticano che il valore retributivo dell'approcciarsi al prossimo non è solo questione infra-umana (così infra-umana da essere posta in relazione all'interesse salutistico umano anche la tutela del creato, non più riconosciuto in se stesso), ma vero Regolamento Cosmico.

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