lunedì 12 dicembre 2016

Le tutelari dello sguardo


L’interpretatio è quel processo interculturale per il quale il pantheon di un popolo entra in relazione sincretica con quelli di altri: alcuni simboli portanti si mantengono, ricontestualizzati in nuove gerarchie di valori; altri si perdono o vengono redistribuiti su più figure, più personaggi, dando vita a loro volta a nuovi valori, nuovi modelli e nuove energie. Quando la Divina Atena, già emersa da un precedente processo che dall’oriente la portò all’Attica, incontrò il messianismo cristiano, seppe dar vita, come una bianca luce filtrata da un prisma, ad una miriade d’immagini. Il settenario di doni dello Spirito Santo ricorda ancora oggi le prerogative del rapporto intrattenuto fra la Pallade e i Suoi protetti; nella duplice natura del Cristo si ravvisa l’archetipo che fu già dell’Egida, la quale ha Medusa sul davanti e La Splendente sul retro; nell’icona di San Giorgio si riverbera la gloria marziale della Gorgoneion (cui anche il nome somiglia), seppure svilita nella Sua analogica alterigia ermafrodita originaria; in Santa Lucia, alla cui memoria siamo giunti e la cui devozione emerge non a caso nelle aree che già furono della Magna Grecia, la Glaucoptis trova nuova forma, questa volta esclusivamente femminile, per cui lo sguardo di civetta che buca le tenebre è qui interpretato (per l’appunto) sotto il segno dell’arrendevolezza, mentre la luce di Sofia (altro epifenomeno del genere) si riduce a speranza nell’affidarsi a Dio.

La Vergine di Siracusa, voltando le spalle al vecchio mondo e cioè al benessere illusorio della materia ed anzi trovandosi privata anche degli occhi fisici per scorgerlo, innalza il suo sguardo spirituale verso gli orizzonti celesti dell’Essere e dell’Unico, dal quale soltanto ormai spera di ricevere consistenza: il Santo Natale è alle porte, così come (parafrasando San Paolo) è più prossima la salvezza, dopo l’incessante avanzare della notte.


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