lunedì 9 dicembre 2013

Goodbye Platone

   Non ci credo. Non credo alla sopravvivenza di un'anima immortale per il semplice fatto che gli uomini non sono "puro spirito": questa è un'evidenza. Siccome gli uomini non sono puro spirito ed io sono un uomo, un'anima che mi sopravvivesse non sarebbe me: se per amore Dio tenesse accanto a sé la mia presunta anima immortale, ciò che amerebbe non sarei io, ma qualcos'altro, perché non sono un'anima, ma un uomo.
   Se Dio ama me, allora è me che terrà accanto. Non credo che per un cattolico sia necessario professare l'esistenza di un'anima immortale: senza pregiudicare, con ciò, tutta la sua devozione per i santi o per i defunti.
   La resurrezione è "dell'uomo" o non è: o è resurrezione "nella carne" o non è. Se un giudizio finale ci sarà, nell'eterno presente di Dio è anch'esso già presente: se il giudizio finale è in Dio già presente, per quanto non ancora manifestatosi nella storia, allora i nostri santi sono effettivamente già risorti nell'eterno presente del "Dio dei vivi" e possiamo ragionevolmente riferirci a loro come a dei viventi. Preghiamo perciò i nostri santi e i nostri morti, non le loro anime: preghiamo coloro che già sono vivi nell'eterno presente di Dio. Nell'eterno presente di Dio, anch'io sono già morto, già risorto, già giudicato e a Lui piacendo, già salvo. Se anche il giudizio finale dovrà manifestarsi nella storia per coloro che in quel giorno saranno ancora in essa, esso stesso è però già il presente in Dio: è già il presente per tutti coloro che sono in Lui, con Lui e per Lui.

1 commento:

  1. Questo discorso implica, ovviamente, almeno tre enormi conseguenze teologiche. La prima è che le apparizioni del Risorto ai suoi discepoli, come descritte nei vangeli, costituiscono (per un motivo in più) un'irruzione dell'eterno presente di Dio nella Storia; la seconda è che la nascita e la morte di ciascun vivente sono, di fatto, due punti in cui la creatura tocca contemporaneamente l'eterno presente di Dio e la Storia; la terza è che il giudizio particolare alla singola creatura ed il giudizio universale alla Storia sono due fatti distinti, ma non separati, anzi, "cronologicamente" (se così si può dire) coincidenti nell'eterno presente di Dio.

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