venerdì 10 febbraio 2023

Lacrime di coccodrillo

C’era una volta la RAI, titanicamente impegnata a “fare gli italiani dopo che s’era fatta l’Italia”; anche quella era propaganda (beninteso) e la musica seguiva lo schema, con gli interpreti “per famiglie” da un lato ed il cantautorato dissidente, dall’altro.


In assenza di competizione fra emittenti, i criteri della RAI erano politici e con il triplicarsi delle emittenti, la propaganda si era lottizzata, coi Baglioni su Rai1 e coi Guccini su Rai3: poi arrivarono gli anni ‘80, con Berlusconi e con l’ “Auditel”.

Mi pare che oggi si colpevolizzi il web per degli effetti che hanno in realtà le loro cause altrove, molto più lontano nello spazio-tempo: se la RAI doveva competere con (l’allora) Fininvest per l’Auditel, introdotto per quantificare il costo degli spazi pubblicitari, allora i criteri di trasmissione dovevano progressivamente smettere di essere politici (ossia partitici) e dovevano farsi commerciali.

In epoca di propaganda a suo modo pluralista, i Morandi e i Celentano potevano stare sereni fintanto che cantavano l’amore e l’ecologia, mentre i De André potevano giocarsela con la difesa delle minoranze e della lotta operaia; l’idea di qualità non perveniva direttamente dalle produzioni, ma (mi pare) dal retaggio di un certo modo “arcaico” di ragionare, nello stile “far le cose per bene”.

Le cose si facevano “per bene” perché, dopo la guerra, dovevano durare; forse, pure la musica si faceva “per bene” solo perché la gente voleva ancora così "per principio", in generale: non perché il popolo italiano semi-analfabeta di allora, avesse più cultura musicale di quello semi-analfabeta attuale.

Se in Italia i vecchi (ed io tra loro) si lamentano oggi della musica non più “fatta per bene”, a mio parere non è da avercela col web, ma con la sbronza di luccichii e “smutandamenti” che loro tutti si fecero al “Drive-in”: con la loro malintesa idea di sviluppo, che sostituiva il fare sempre meglio, con l'avere sempre di più e sempre più spesso cose nuove, possibilmente "odoranti" di straniero.

Il sistema keynesiano di auto-consumo andò in “rotta di collisione” con la realtà quando la gente, dopo il “boom” economico, volle sempre più “Golf” e sempre meno “128” e “Ritmo”: all’inizio perché forse erano davvero fatte meglio: poi sempre più, solo perché parevano diverse dal solito.

Non prendiamocela coi ragazzi della Trap o con Sanremo, che nell’esprimere il "clima" del Paese si dimostra (in fin dei conti) inossidabile: prendiamocela con noi stessi, con la sbronza che ci beccammo e con la nostra pigrizia nel non coltivare sottigliezza di vedute e competenze... anche musicali.

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