Era il 2009 quando il mio primo blog sulla piattaforma Splinder, Vita Beffarda, cessò di essere aggiornato: poco dopo, la piattaforma stessa, chiuse. Alcuni mesi fa ripresi parzialmente l'attività di scrittura su web attraverso la pagina Vita Beffarda di "faccialibro". Ora che inizia per me un nuovo corso di riflessioni, di riconsiderazioni e di esperienze, hoi deciso di aprire nuovamente una finestra virtuale sulle mie paturnie. Benvenuti, si comincia.
Indossando gli
occhiali non si vede meglio. Il mondo è racchiuso in due rettangoli. C’è
qualcosa di sbagliato nel tentativo di raccontare se stessi con le parole di
una civiltà che non è la propria. L’Occidente di oggi, guarda ormai il mondo
attraverso i rettangoli da troppo tempo. Che cos’è il tempo, che cosa sono i
rettangoli? La mia vite è cresciuta. L’ho innaffiata ed ha fatto il suo corso.
Sono giunto fino a qui, guidato da una mano potente. Non posso essere in
errore. Che cos’è che mi commuove in un flauto? Cos’è che mi fa sorridere, se
una coniglia mi lecca un piede? Quant’è bella la vita; che cos’è la paura di morire,
se si guarda il mondo sfocato senza gli occhiali? Il mondo senza gli occhiali
sono io. Eppure Dio centra, in tutto questo. Che cos’è che mi commuove nel
grano, nel seme che cresce, nel cielo visto senza gli occhiali? Le parole
dell’Occidente sono sbagliate, sono gli occhiali. Le parole dell’Occidente non
sono io. La fatica, sì. La gioia, sì. La musica, le danze, l’amore con le
donne, i conigli, la vite, gli olivi e il grano, sì. E’ un miracolo,
l’illuminazione. E’ il mio sangue, eppure Dio non è estraneo a tutto questo. I
numi tutelari non sono estranei, a tutto questo. I semi e le piante che
crescono sono l’amore di tutto questo. Che paura c’è, nella morte? Gli occhiali
hanno paura della morte, la vite no. I conigli mangiano il fieno e mi corrono
incontro quando torno a casa: sono io. Grazie, Signore. Grazie conigli, grazie
vite. In questo istante sono io, questo istante è l’illuminazione. Questo
istante è il mondo. Questo istante è Dio. Ho sacrificato il mio riposo a questa
esperienza, perché questa esperienza sono io.
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