Perché le persone sono
ciclicamente attratte da opinioni prevaricatrici? Guardando i bambini
giocare, si vede spesso come molti amino impersonare animali domestici
intenti a ricevere gratificazione da un/a padroncin@ affettuos@: si potrebbe
dire che, crescendo, questa fantasia resti il gioco preferito di molti.
“Una persona è molto più felice, quando è sottomessa a un’autorità
benevola”, dice il Professor Marston nell’omonimo (e secondo me splendido) film
biografico del 2017, scritto e diretto da Angela Robinson: l’esperienza
quotidiana mi porta a pensare che, per molti, sia in effetti così. Certamente,
secoli di mentalità cristiana avranno contribuito non poco ad instillare nella
civiltà europea l’idea di attendersi la soluzione da un Deus ex machina benevolo ed onnipotente: ciò nonostante, ho il vago
sospetto che la causa e l’effetto in questo caso sfumino l’una nell’altro. Ho
il sospetto, insomma, che il Cristianesimo abbia fornito ai popoli europei l’occasione
per lasciarsi andare ad una tendenza innata: la stessa del bimbo che fa il
cagnolino per la compagna di classe; la stessa del leccapiedi del capo-ufficio;
la stessa per cui alcune civiltà sacrificavano i loro più cari beni al fine d’ingraziarsi
un mondo spaventevole.
Ritenere di essere liberi implica
l’assumersi un’enorme responsabilità riguardo gli esiti della propria vita e
della cosa pubblica. Come posso dire di essere libero, se le mie azioni, le mie
parole ed i miei pensieri sono indifferenti e non sortiscono alcun effetto
reale? Come posso dire di essere libero, quindi, senza ammettere il nesso causale fra
ciò che faccio, ciò che dico e ciò che penso, con ciò che si produce nella mia
vita? Ce lo ricorda anche lo zio di Peter Parker nella vignetta conclusiva
della storia d’esordio di Spider-man
(Amazing Fantasy #15, Marvel, USA 1962), che “da grandi poteri, derivano grandi responsabilità”: un impegno con
se stessi e col mondo che, ho il sospetto, molti umani siano tendenzialmente
insofferenti a doversi prendere. Alla responsabilità della libertà, mi pare sia
per molti preferibile il valutarsi nella condizione d’inferiorità che offre l’indubbia
comodità di potere delegare ad altri l’impegno delle soluzioni, nonché di
potersi piangere addosso per le disgrazie, magari recriminando (senza reagire)
sulle colpevoli inadempienze dell’autorità che si era riconosciuta. Chi ragiona
nel modo che ho detto, lo fa ovviamente anche in un contesto democratico: i politici sono allora l’autorità
cui si è riconosciuto potere, in cambio del proprio posticino da vittima “speranzosa”
degli eventi.
Ovviamente la Democrazia è secondo
me ben altro e richiede, nel contesto sociale della Polis, la stessa
partecipazione “eroica” richiesta personalmente per accettare il prezzo della
propria emancipazione dal vittimismo. Così come la propria libertà non può
essere né percepita e né “spesa” senza l’assunzione della responsabilità dei
suoi effetti, così la Democrazia esige la più vigile partecipazione di chi voglia
mantenerla. La libertà, così come la Democrazia, sono regìmi enormemente più
dispendiosi del vittimismo e della sudditanza: sono regìmi per gente che non si
risparmia, sono regìmi d’iniziazione a se stessi e richiedono il coraggio delle
grandi narrazioni epiche! Ulisse affronta il suo viaggio iniziatico contro il
favore del Fato, così come le rivolte operaie “strappano” porzioni di libertà e
responsabilità aziendale al potere del Capitale; l’uomo si lancia alla ricerca
di se stesso ed affronta i propri demoni in vista della vera Volontà, così come
i cittadini democratici affrontano le reciproche diversità per trovare il
miglior punto d’equilibrio fra libertà soggettive e convivenza pacifica e costruttiva.
In questa prospettiva, un approccio “liderista” alla Democrazia è un tradimento
intrinseco del significato di quest’Ultima: smettiamola di inseguire capi
prestigiosi e mettiamoci una buona volta a verificare le notizie, a scegliere
partiti con una gestione interna democratica ed a seguire le assemblee del
partito che abbiamo votato (qualunque esso sia), per valutarne l’operato e
contribuire ad esso con la nostra esperienza. Essere democratici e liberi sono grandi fatiche e solo una precisa intenzione, seguita da una
partecipazione puntuale a se stessi ed alla cosa pubblica, può renderle eventi effettivi (anziché illusioni).
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