Per comprendere appieno il
significato esoterico del Santo Natale, attestato per la prima volta nella sola
Basilica di San Pietro in Roma da un cronografo del 354, non pare sufficiente l’associazione
alla festa del Natalis Invicti, la
quale, peraltro, viene introdotta da Aureliano soltanto nel 275, quindi già in
epoca di diffusione cristiana. L’evento astronomico del Solstizio d’Inverno
costituisce soltanto l’aspetto materiale di un simbolo che riguarda l’intera
esperienza umana, dalla sua nascita, alla sua morte, al suo mistero: la storia
dell’Eroe Solare diventa il punto di contatto fra un’iniziazione universale e l’iniziazione
personale d’ogni senziente. Dal punto di vista morfologico, il Santo Natale si
presenta come la celebrazione di un Fanciullo Divino, la cui natività è posta
esattamente a 12 gg da una precedente Festa della Luce ed a 12 gg da una
successiva Epifania. Il 13 Dicembre, Santa Lucia commemora il sacrificio della
fede: alla rinuncia del mondo corrisponde l’apertura dell’occhio spirituale; il
6 Gennaio, la venuta dei Magi celebra la manifestazione urbi et orbi del medesimo oggetto di fede che fu già della vergine
siracusana; la mezzanotte tra il 24 e il 25 Dicembre, la venuta al mondo del
Salvatore celebra la trasformazione nella grotta. Nella simbologia ariana, dire
grotta significa dire “passaggio” tra le due cime di una Montagna Sacra che
raffigura non solo il nord da cui il sole sorge e verso cui il sole tramonta,
ma, per estensione, la terra degli Déi ed il seno dei patriarchi (basti
ricordare, a titolo d’esempio, che sia la tradizione latina, che quella ebraica,
che quella greca –ovvero le tre radici della cultura occidentale- identificano
il monte con le divinità e contemporaneamente con la terra dei padri. L’Olimpo,
il Sinai ed il Colle Capitolino sono sede degli Déi; sotto il Golgota sarebbe
sepolto il cranio di Adamo; Capitolino sta per “caput Olo”).
Il 12 è il raddoppiamento del 6
che a sua volta indica la dualizzazione del 3, il quale riassume la totalità
delle esperienze materiali della coscienza. Il 3 rappresenta il processo poi
definito da Hegel tramite i termini “tesi,
antitesi, sintesi”, ma anche i tre parametri di energia, spazio, tempo con cui i senzienti incontrano l’Essere. Il
6 rappresenta la totalità del mondo materiale, indicando gli estremi dei 3
suddetti assi percettivi: alto, basso,
avanti, dietro, destra, sinistra (il centro della croce solida formata dall’incrocio
dei tre assi, il 7, rappresenta il senso,
ovvero l’attribuzione di significato). Il 12, rappresentando la specularità del
6, ovvero l’esperienza della materia nella duplice prospettiva soggettiva e
collettiva, sta ad indicare la pienezza, il non
plus ultra dell’incontro fra percipienti e percepibili. Il Santo Natale si
presenta come il momento centrale di una trilogia rappresentante il sacrificio
di sé rispetto alla materia e che apre lo sguardo verso una possibilità di
trasformazione (le doglie del parto) in direzione del mondo, veicolante cioè un
rinnovamento ad intra (natività) capace,
in un secondo momento, di proiettarsi ad
extra. Se per “iniziazione” si volesse genericamente indicare (con Hegel)
un processo quantitativo d’acquisizione
di consapevolezza, teso alla trasformazione qualitativa
del senziente, allora si dovrebbe riconoscere che tale processo riguarderebbe
tanto l’umanità in quanto gruppo (ancora con Hegel), che la persona in quanto
individuo: nella celebrazione trilogica del Santo Natale, questi due aspetti
sono simbolicamente presentati in termini analogici, per cui non c’è vero
rinnovamento collettivo (parto di Maria –lato est della montagna sacra di cui
la grotta è il centro-; riconoscimento dei magi) senza evoluzione personale
(martirio di Lucia; doglie di Maria –lato ovest della montagna-) e non c’è vero
rinnovamento personale (doglie) senza spesa di sé nel reale (parto). Detto ciò,
quello che il Santo Natale aggiunge è l’annuncio del modus con cui l’iniziazione universale e personale si sostengono e
sospingono a vicenda: il sacrificio dell’attaccamento alla materia per lo
sguardo spirituale (dell’Ego per il Sé, direbbe Jung), anche grazie all’esempio
dei Grandi Iniziati della Tradizione (nella fattispecie del Natale, il Cristo);
la spesa dei Sé maturi per l’evoluzione altrui, nella prospettiva della Pasqua.
Infine, come circa un mese prima di Santa Lucia si celebra San Martino, festa tradizionalmente legata alle lanterne, così circa un mese dopo l'Epifania si celebra la Presentazione, festa tradizionalmente legata alle candele. Le feste diventano 5, numero simbolico della “stella” Venere, la portatrice di Luce, ovvero della coscienza che domina i quattro elementi. Il 5, all’interno di questo schema liturgico calendariale, indica implicitamente come questo ciclo di feste costituisca effettivamente un processo iniziatico.
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