Avvicinandoci alla trattazione
dell’altare cattolico, è necessario riassumere alcuni concetti meglio esposti
negli articoli precedenti e innanzitutto questo: si sta parlando dell’altare
cattolico tradizionale, ovvero dell’altare ch’è appartenuto alle aule
liturgiche di rito romano nell’arco che va dal periodo post-imperiale (sec. V
a.C.) a quello precedente la riforma liturgica succeduta al Concilio Ecumenico
Vaticano II (1965). Già le coordinate temporali dovrebbero da sole far
comprendere qualcosa circa la frattura simbolica prodottasi nella Chiesa dopo
gli anni ’60 del sec. XX. Il dato successivo di cui tenere conto è il
concetto di sacro (“separato” nel senso di “prezioso/riservato”), che implica
una spiritualizzazione progressiva
della realtà mano a mano che a questo sacro ci si approssimi, tradotta in un numero
sempre minore di persone, sempre più qualificate, cui sia permesso avvicinarsi
ad esso. La riservatezza del sacro si esprime anche nei significati che ogni oggetto ad esso riferito (spazio sacro, altare,
arredi e paramenti liturgici compresi)
veicola: riguardo all’altare è per tutti accessibile, credenti e non credenti,
il significato palese (exoterico) di
piano d’appoggio per le operazioni di culto; soltanto a chi abbia ulteriormente
approfondito la conoscenza dell’altare sono accessibili i successivi
significati allegorici (esoterici), che
a loro volta sono progressivamente suddivisi in teologici (religiosi), etici
(morali) e anagogici (metafisici).
Ora, ogni libro d’argomento liturgico spiega i significati teologici ed etici
dell’altare: l’altare è sostanzialmente un sarcofago (non a caso,
tradi-zionalmente contiene resti umani di santi) agghindato a mensa, per
esprimere il legame fra la morte di Cristo ed il suo donarsi come cibo
spirituale per la comunità dei credenti (senso teologico); l’altare esprime
eticamente il rapporto che Cristo individua fra la rinuncia ad autodeterminare
se stessi (morte) per obbedienza (affidamento, l’opposto del peccato originale
di superbia) e l’amore (mensa). Si tratterà pertanto, qui e negli articoli che
verranno sul medesimo tema dell’altare, del senso anagogico che individua questo elemento del culto in una concezione
cosmologica e metafisica foriera di risvolti personali.
E’ necessario richiamare alla
mente quanto già affermato (cfr. art. 4) riguardo al fatto che ogni
architettura sacra tradizionale (e sia una chiesa che un altare tradizionali sono architetture sacre) sia un riflesso
del cielo sulla terra, cioè un modo per “trasformare in pietra” le idee raggiunte
sulla forma ordinata della realtà (kosmos)
e sul senso del percorso umano (rappresentato dal moto solare) all’interno di
quella stessa realtà: in estrema sintesi, si ottiene che la forma del quadrato
rappresenti la terra; che la forma del cerchio rappresenti il cielo; che l’est,
sud ed ovest rappresentino i diversi aspetti dell’esperienza terrena dell’uomo;
che il nord rappresenti i delicati eventi della nascita e della morte (cfr.
art. precedente); che il cerchio, in quanto riflesso del cielo, rappresenti la
verità eterna; che il quadrato, in quanto riflesso della terra, stia a
rappresentare la perfettibilità delle conoscenze umane riguardo la verità
eterna (cfr. art. 1).
Il simbolismo del quadrato e del cerchio si riflettono nell’architettura sacra tradizionale sia sul piano orizzontale, che su quello verticale. Sul piano orizzontale, sul modulo del quadrato è strutturata la navata (parte dedicata all’ascolto del popolo, che riflette il numero quattro anche nel suo incrociarsi col transetto) e sul modulo del cerchio è strutturato il presbiterio (parte dedicata all’ufficio divino); sul piano verticale, sul modulo quadrato è strutturata la sezione della navata, mentre sul modulo del cerchio sono strutturati la volta della navata, il catino absidale del presbiterio, i catini delle cappelle laterali ed ancor più la cupola che sovrasta l’incrocio fra navata e transetto, nonché il più delle volte l’altare stesso. Il modello cosmologico appena citato è fondamentale per capire il senso di un elemento (il primo di cui ora si parlerà entrando nel vivo dell’argomento) tanto determinante, quanto incompreso, dell’altare tradizionale: il ciborio.
Come ora sarà facile intuire, il
ciborio (elemento assolutamente inutile sul piano operativo cultuale) ha una
funzione squisitamente cosmologica: esso si erige sull’altare grazie a quattro colonne le quali, riprendendo
concettualmente le quattro pietre di fondazione che stanno agli angoli
perimetrali dell’aula liturgica, configurano idealmente ciò che avviene
sull’altare come riflesso terrestre
di una realtà celeste (la cupola
circolare -o gli archi superiori- del ciborio): sul piano teologico, il ciborio
individua nell’altare il luogo dell’Incarnazione; sul piano etico, il ciborio
individua nell’altare il luogo del sacrificio; sul piano anagogico, il ciborio
individua nell’altare lo speculum,
ossia il momento d’illuminazione che scaturisce nel confronto fra l’unità
dell’Essere (la verità eterna del cerchio) e la dualità dell’esperienza terrena
(la materialità del quadrato). Nonostante l’altare vada fisicamente collocato
ad est, punto dell’alba e con ciò veda individuato quel che su di esso accade
come un momento di illuminazione, di riscatto e di rinnovamento, la presenza
sovrastante e circolare del ciborio, nonché la sua struttura rialzata (prima
sui gradini e poi attraverso la spalliera verso la croce centrale, dal sec. XII
in poi), lo configurano anche come
“montagna sacra” (cfr. art. precedente), la quale idealmente andrebbe collocata
a nord, cioè tra l’ovest del tramonto e l’est dell’alba. La montagna sacra, nel
ciclo solare ariano, è il seno dei patriarchi da cui l’eroe solare proviene e
verso il quale l’eroe solare tramonta per divinizzarsi agli occhi del suo
popolo: non è un caso che l’altare, posto ad est (nascita solare), sia non
soltanto strutturato a forma di montagna; non soltanto sovrastato dalla cupola
del ciborio, ma in ultima istanza sormontato dal Crocifisso (eroe solare
morente; ovest; tramonto), il quale secondo la tradizione morì sul monte Golgota. I vangeli stessi spiegano
che “Golgota”, in ebraico, significa “cranio” (“calvario” ha lo stesso
significato. Si fa notare come il Colle Capitolino di Roma, luogo sacro della
“Capi –caput- tale”, abbia il
significato analogo di caput olo,
“testa di tutto”, cioè terra delle origini, ossia “terra dei padri”) ed in
effetti la tradizione vuole che sotto il Golgota fosse seppellito Adamo, che
allo stesso tempo sarebbe il patriarca
dell’umanità ed il suo primo eroe (solare)
sul cammino della conoscenza.
«Solamente [le pietre
di fondazione sotto i quattro angoli murari], come la pietra shethiyah [cioè la pietra fondamentale posta al centro della platea, perpendicolarmente allineata con la pietra angolare -chiave di volta- della cupola, oppure all'omphalos -lanterna-], sono cubiche, mentre la pietra angolare o
di apice ha una forma speciale e unica, tale che non può trovare posto nel
corso della costruzione, al punto che “i costruttori la rigettano”; ne
comprendono la destinazione solo i costruttori che sono passati “dalla squadra
al compasso”, cioè dal quadrato al cerchio, ovvero ancora dalla terra al cielo,
gli “spirituali”» (J.
HANI, Il simbolismo del tempio cristiano,
Arkeios, Roma 1996, p. 123).
Si è detto che l’altare, fisicamente posto ad est, è idealmente anche ad ovest in quanto luogo del
sacrificio ed è anche a nord in
quanto montagna sacra; sopra di sé ha il cielo e sotto di sé la terra, ma non
solo: in quanto luogo in cui si realizza la comunione sacramentale, ovvero
simbolicamente la salvezza, esso è anche a sud, luogo del mezzo giorno, cioè dello zenith, del sole nel suo apice massimo
della giornata. Si vengono a comprendere i motivi per cui l’altare fosse
tradizionalmente considerato non soltanto il centro della chiesa di mattoni
(posto com’è all’incrocio del transetto con la navata e dell’asse ideale fra chiave
di volta e pietra fondamentale); non soltanto il centro della Chiesa come
famiglia dei fedeli, ma addirittura il centro del Mondo. Con il suo simbolismo,
l’altare si pone esattamente al cuore
della croce solida (cfr. art. 1) prodotta dall’asse del tempo (est/ovest, nascita/morte),
da quello dello spazio (nord/sud, terra dei morti, terra dei viventi) e da
quello dell’energia (alto/basso, cielo/terra). Al centro delle apparenze del
mondo sta il senso della vita, di cui l’altare emerge come l’emblema e la
guida: una volta acquisiti questi dati, nel prossimo articolo si mostrerà quali
elementi costituiscano questo “maestro di pietra” per il risveglio dell’uomo.
Per approfondire: http://lamelagrana.net/wp-content/uploads/downloads/2013/04/Eckartshausen-Carl-von-La-nube-sul-santuario.pdf
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