L’Unica Coscienza (“divina”),
come ogni altra cosa, si può dire ch’esista solamente nel momento in cui sia
sperimentabile perlomeno da se stessa: almeno in un dato momento, in una data
ora e in un determinato modo. Dal momento in cui esiste, ossia nel momento
stesso in cui essa “diviene” qualcosa
di sperimentato, la Coscienza si trova imbrigliata nella dinamica dualista dell’io
vs l’altro, perché non può essere
conosciuto in se stesso ciò che non sia distinguibile da qualcos’altro. E’
necessario, per capire ciò che si sta scrivendo, avere già ben chiari i dati
rilevati nei tre articoli precedenti (1; 2; 3). Non solo l’esistere dell’Unica
Coscienza implica l’emergere verso essa della realtà duale: se, come ricorda il
card. Cusano, non è conoscibile nulla che non assomigli a qualcosa che già si
conosce, la sussistenza dell’Unica Coscienza implica l’esistenza di una
struttura di reciprocità fra essa ed innumerevoli altre coscienze per così dire
“finite”, poste fra loro in un rapporto speculare analogico. Il rapporto
speculare fra idea e cose genera i simboli della Scienza Sacra.
«Al centro dell’area scelta si erige un albero maestro attorno
al quale si traccia un grande cerchio; si osserva l’ombra che cade sul cerchio;
lo scarto massimo fra l’ombra del mattino e quella della sera indica l’asse
Est-Ovest; due cerchi centrati sui punti cardinali del primo indicano,
attraverso la loro intersezione, gli angoli del quadrato. Quest’ultimo è la
quadratura del cerchio solare. E’ importante ricordare con precisione le tre
operazioni della fondazione, ovvero: il tracciato del cerchio, il tracciato
degli assi cardinali e l’orientamento, il tracciato del quadrato di base, perché
sono queste che determinano il simbolismo fondamentale del tempio con i suoi
tre elementi corrispondenti alle tre operazioni: il cerchio, il quadrato e la
croce per mezzo della quale si passa dal primo al secondo» (J. HANI, Il simbolismo del tempio cristiano, Arkeios, Roma 1996).
In virtù della relazione
analogica che accomuna nel riflesso reciproco le cose del cielo con quelle
della terra, l’arte sacra si è da sempre fatta carico, come sua primissima
istanza, di custodire i tesori di conoscenza che fossero utili agli iniziati
per risalire dalla sfera della propria esperienza concreta, materiale, rituale,
fino alle vette della saggezza da cui si scorgono gli orizzonti dell’eternità. Non
solo l’arte in sé è qualcosa di ben diverso dall’artigianato (il quale
condivide con essa la maestria degli artefici, ma ne costituisce il riflesso ctonio, producendo oggetti d’uso pratico),
ma l’arte sacra è anche cosa ben diversa dall’arte religiosa: mentre l’arte
sacra è di natura simbolica, l’arte religiosa è sostanzialmente didascalica. Arte sacra e Liturgia custodiscono le chiavi alla via
esoterica, personale e nascosta, all’interno della vita piana, pubblica e collettiva di un culto.
«Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la
creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è
prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Egli è anche il capo del
corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai
morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti
a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di
lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua
croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli»
(Colossesi I, 15-20).
Per approfondire: http://www.ritosimbolico.it/rsi/2012/08/dialogo-sul-compasso/
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