Avendo affrontato la genesi delle Scritture e della dottrina cattolica
tradizionale, su di esse fondata, da ora in avanti proseguiremo affrontando
l’evoluzione dei simboli cristiani nelle epoche successive “onde poter cogliere
in essi quel filo d’oro per il quale
la spiritualità occidentale s’è districata nel labirinto della Storia”. Prima
di procedere con l’articolazione di un Cristianesimo esoterico coerente, ovvero
dotato di una simbologia organica ad una metafisica sistematica e ad una prassi
operativa efficace, secondo i presupposti definiti nell’articolo precedente (ontologia
eternista; «visione religiosa non di tipo rivelato e dogmatico, ma sapienziale per quanto riguarda la
ricerca scientifica dei dati e la logica della loro ricomposizione, nonché empatica per quanto riguarda la percezione
di sé verso la realtà»; etica olistica), ritengo sia necessario rispondere a
tre domande preliminari: 1) entro quali termini ci si può ancora definire “cristiani”?
2) Che esigenza ci sarebbe, di doversi continuare a definire “cristiani” una
volta superata la prospettiva della propria Chiesa tradizionale d’appartenenza?
3) E’ possibile auto-iniziarsi ad una nuova forma esoterica di Cristianesimo?
Per quanto concerne il primo punto, ci sono da mettere in chiaro un paio di
questioni: la prima è che il nome “cristiano” è tradizionalmente legato a tutti
coloro che fanno dell’insegnamento del Cristo (ovvero alla figura mitica
riferentesi al rabbino palestinese Jeshua) il “punto di convergenza” della
propria visione religiosa e/o spirituale e/o filosofica. Sin dai primi secoli,
ci furono: cristiani che vedevano nel Cristo il simbolo del rinnovamento umano
di ciascuno; cristiani che vedevano nel Cristo il rabbino morto per mano dei
romani; cristiani che vedevano nel Cristo il redentore divino morto e risorto
per i peccati del popolo ebraico, piuttosto che dell’umanità intera. Ciò che
accomuna i cristiani di tutti i tempi sono in pratica alcuni concetti
ineliminabili: A, centralità della
figura del Cristo –sebbene ora intesa per la Storia universale, ora per la Storia
d’Israele, ora per la storia personale di ciascun seguace; B, centralità delle idee di morte e risurrezione –sebbene ora
intese in senso concreto, ora in senso energetico, ora in senso solo metaforico;
C, riferimento ultimo ad un dio di
luce in qualche modo riferito al Cristo –suo padre? il suo mandante? il suo
significato? Insomma: sebbene le contemporanee chiese cristiane maggioritarie
tendano a riconoscere come “autentici cristiani” solo coloro i quali
riconoscano i termini del Credo Niceno-Costantinopolitano (escludendo con ciò,
ad esempio, tutti quei gruppi come i Testimoni di Geova ed i Mormoni che, pure
non aderendovi, si ritengono, dal conto proprio, perfettamente cristiani),
resta vero che storicamente, prima che la Chiesa si appropriasse dell’Impero
Romano sotto Teodosio, la definizione cristiana, in quanto di origine pagana ed
etero-attribuita, era molto elastica, circoscrivendo semplicemente chi si riferisse
in qualche modo ai tre concetti di cui sopra: a questa interpretazione mi
attengo anch’io.
Anche riguardo al primo punto, ritengo necessario precisare almeno
un paio di nozioni e innanzitutto tengo a ricordare quanto tutta la tradizione
sapienziale europea (cito Jung solo per fare un nome noto e piuttosto prossimo
a noi) esorti a “non convertirsi MAI”. Per usare i più comprensibili termini
della psicologia (ma il discorso sarebbe molto più complesso, riguardando la
natura della memoria genetica, i problemi relativi alla reale consistenza dell’inconscio
collettivo, il problema dell’eventuale realtà delle forme-pensiero, ecc.),
ognuno di noi si trova a crescere in un contesto fortemente condizionato sul
piano ideologico: la natura umana subisce, sin dalla sua formazione nel grembo
materno, gli innumerevoli effetti del clima culturale in cui nasce e cresce ed
in cui viene alimentata: cosa mangia la madre durante la gravidanza, cosa prova
emotivamente la madre durante la gravidanza, quali riferimenti culturali
fondano l’educazione familiare, quali simboli, quali mitologie implicite, quali
concezioni del bene e del male, quale immagini archetipiche, ecc. Insomma,
ancora Jung nel suo Gli archetipi e l’inconscio
collettivo, sottolinea come gran parte delle nevrosi abbiano sotteso il
rifiuto della propria simbologia natale e come spesso il semplice recupero di
un rapporto positivo con essa, ad esempio con la ripresa seria del percorso
religioso tradizionale della propria terra, gran parte dei problemi di compulsione
si risolvano. Sulla scorta di quanto appena detto, aggiungerei il fatto che l’acquisizione
di innumerevoli nuovi disparati elementi, quanti quelli che il percorso
esoterico porta inevitabilmente ad approcciare, è possibile soltanto poggiando
saldamente i piedi su di una mitologia ben nota e che possa fungere da valido
elemento di sostegno psichico all’Io, da un lato (“posso osare di trasformarmi
continuamente, avendo nella mia mitologia tradizionale una ‘terra franca’ in
cui rifugiarmi in caso di crisi”) e dall’altro, soltanto potendo contare su un
affidabile retroterra culturale “di comparazione”. Per contro a tutto ciò, ecco
che di nuovo Jung c’illumina, mostrando come l’etica connessa ad una certa
religiosità possa talmente confliggere col soggetto, da spingerlo
inevitabilmente alla nevrosi: ci sono persone che –aggiunge il pensatore-, in
un’altra epoca e/od in un altro contesto culturale, sarebbero risultate
perfettamente sane. Nell’ultimo caso ora esposto, ecco che ci si trova davanti
alla contraddittoria circostanza per cui un medesimo soggetto non possa fare a
meno della sua simbologia natale, da un lato (e per non sentirsi smarrito e per
avere qualcosa da confrontare con le novità), mentre dall’altro non risulti in
alcun modo capace di coniugare le sue più intime istanze con le esigenze
sociali procedenti da quella stessa mitologia: è proprio questo il caso in cui
un cristiano, scopertosi incapace di reggere il peso repressivo delle dottrine
ufficiali (oppure divenuto incapace di reggere intellettualmente le
contraddizioni della sua religione nativa), troverebbe giovamento nell’intraprendere
una revisione esoterica della propria fede, continuando a godere
della sicurezza garantitagli dal muoversi tra immagini familiari.
Per quanto riguarda l’ultima domanda posta all’inizio di questo
articolo, trovo necessario,anzitutto, distinguere fra occultista ed esoterista da un lato, quindi distinguere fra iniziazione regolare ed auto-iniziazione. Brevissimamente, alla fine dell'800, epoca romantica di nascita dello spiritismo occidentale moderno, i termini "occultismo" ed "esoterismo" erano pressappoco considerati sinonimi, tant'è che pure Steiner parla di "scienza occulta" facendo invece riferimento non solo a fenomeni medianici, ma ad una vera e propria dottrina iniziatica: l'Antroposofia. Il termine "esoterismo" è in effetti ben più antico di "occultismo" e nonostante abbia letteralmente davvero un significato equiparabile al secondo, la sua storia è più articolata. Nell'accademia ateniese e prima ancora in quella pitagorica di Siracusa, erano detti "esoterici" tutti quegli insegnamenti riservati al circolo più interno degli allievi: il termini si riferisce quindi non semplicemente a tutte quelle realtà nascoste dalle apparenze materialiste del reale, ma a patrimoni dottrinali e simbolici organici precisi. La mia proposta, in questa sede, è quella di assumere il termine "occultismo" per distinguere quelle pratiche medianiche non convergenti in una dottrina unitaria e non rifacentesi ad una mitologia precisa; assumere il termine "esoterismo" per identificare aspetti riservati di dottrine organiche, espresse pubblicamente attraverso mitologie precise. Passando al secondo "distinguo" necessario e non volendo in questa sede affrontare l’annosa questione con cui l’argomento
iniziatico è di volta in volta approcciato dalle diverse correnti esoteriche
occidentali, per cui essa consisterebbe non solo nell’avvenuta presa di
contatto con certi temi (piuttosto che con certi rituali), ma in un vero e
proprio “trasferimento di energie” fra iniziatore ed iniziando (lasciando il
compito al video di cui sopra), mi limiterò ad accennare brevemente al
carattere conoscitivo della questione. Da una parte, appare del tutto evidente
che una società iniziatica strutturata sia capace di fornire un’organicità di
percorso del tutto improbabile per quanto concerne l’esoterista solitario e “fai-da-te”:
ad ogni grado, ecco i rituali che comunicano simbolicamente i contenuti
adeguati a quel livello; ecco le pratiche consigliate per interiorizzare i
simboli del rituale d’accesso a quel livello; ecco una metafisica organica;
ecco un’etica codificata; ecco persone precise che, incarnando ruoli precisi,
fungono da punti di riferimento precisi; ecco, infine, una comunità capace da
un lato di premere e dall’altro di sostenere, onde facilitare il neofita contro
il rischio di perdersi per strada. Solo la strada per apprendere un metodo
efficace di lavoro può richiedere all’auto-iniziato un lavoro decennale che
potrebbe del tutto risparmiarsi, qualora egli fosse invece preso in consegna da
una società strutturata nel modo che s’è detto: ciò nonostante, come accennavo
al termine dell’articolo precedente e riprendevo all’inizio di questo, il
metodo esoterico è di per sé il metodo scientifico e di conseguenza, esso è
applicabile da tutti indistintamente, fondandosi sulla ricerca dei fatti. Le
difficoltà più serie per il neofita consistono principalmente: I, nel venire a
conoscenza dell’esistenza di certi temi; II, nel superare l’iniziale reazioni
di rifiuto, quasi inevitabile davanti a temi così divergenti da quelli
accademici classici; III, nel procurarsi gli strumenti filosofici e concettuali
ed operativi che possano da un lato permettergli di capire il nesso fra il
metodo esoterico ed il metodo scientifico e dall’altro lo guidino (parafrasando
Crowley) ad utilizzare il metodo della scienza per i fini della trascendenza. E’
ciò che faremo, ristrutturando una filosofia a suo modo cristiana, d'ora in poi.
UN'INTERESSANTE INTEGRAZIONE per comprendere meglio alcune questioni:
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=ZPF7wFLfUm0