Per la Chiesa, diversamente da altre confessioni cristiane, la comunità viene prima delle Scritture in senso cronologico, poiché Essa ne è l'autrice. Le Scritture sono una massa di documenti eterogenei le cui funzioni sono state ricomprese di volta in volta da chi ne detenesse la custodia, e proprio per questo è la Chiesa l'autentica depositaria dei motivi (e con essi delle interpretazioni) "spirituali" per cui Esse siano state da Lei conservate e tramandate. Anche se le Scritture fossero nate come testi storici che parlano di chicchessia, oggi è la lettura della Chiesa, ad illustrare quali riflessioni sia possibile trarre, in merito alla di lei esperienza della vita e del Sacro, da quei testi: in questo senso, la comunità precede le Scritture anche in senso ontologico.
Diviene facile rispondere, dalla prospettiva cattolica, anche alla più insidiosa delle obiezioni di Biglino, che recita: "se alcuni passi vanno interpretati letteralmente ed altri allegoricamente, si può sapere quale sia il criterio scientifico per distinguere i due casi?". Dal momento che è la Chiesa ad avere stabilito quali libri accettare, perchè accettarli ed in quali termini accettarli, se si ragiona sul canone cattolico la risposta è: il criterio scientifico per distinguere i due casi di cui sopra è il Magistero.
Se qualcuno (la Chiesa) prende dei testi di qualcun altro (gli ebrei) per illustrare una propria esperienza del Sacro, è chiaro che: 1) è del tutto irrilevante l'uso che i legittimi proprietari facessero di quel testo; 2) è colui che propone quei testi come esempio per illustrare la propria esperienza, a saper dire in che termini leggerli per cogliere ciò che lui volesse con essi trasmettere. Se ci si pensa, è come quando le ragazzine riportano sul diario le frasi delle loro canzoni preferite: non è assolutamente detto che le contestualizzino negli stessi termini in cui le intendesse l'autore e neppure conta niente che sia così...se si vuole capire il cuore di quelle ragazzine, tocca leggere quelle canzoni come loro (e non gli autori) le abbiano intese.
Detto questo, è chiaro invece che, nei casi in cui una confessione religiosa (luterani o Testimoni di Geova, ad esempio) fondasse la propria dottrina non su un'esperienza comunitaria come la Successione Apostolica (la quale abbia solo in un secondo tempo preso a prestito dei testi per raccontarsi), ma su un libro ad essa preesistente, allora il senso originale di quest'ultimo risulterebbe determinante per la credibilità di quella stessa confessione.
Diviene facile rispondere, dalla prospettiva cattolica, anche alla più insidiosa delle obiezioni di Biglino, che recita: "se alcuni passi vanno interpretati letteralmente ed altri allegoricamente, si può sapere quale sia il criterio scientifico per distinguere i due casi?". Dal momento che è la Chiesa ad avere stabilito quali libri accettare, perchè accettarli ed in quali termini accettarli, se si ragiona sul canone cattolico la risposta è: il criterio scientifico per distinguere i due casi di cui sopra è il Magistero.
Se qualcuno (la Chiesa) prende dei testi di qualcun altro (gli ebrei) per illustrare una propria esperienza del Sacro, è chiaro che: 1) è del tutto irrilevante l'uso che i legittimi proprietari facessero di quel testo; 2) è colui che propone quei testi come esempio per illustrare la propria esperienza, a saper dire in che termini leggerli per cogliere ciò che lui volesse con essi trasmettere. Se ci si pensa, è come quando le ragazzine riportano sul diario le frasi delle loro canzoni preferite: non è assolutamente detto che le contestualizzino negli stessi termini in cui le intendesse l'autore e neppure conta niente che sia così...se si vuole capire il cuore di quelle ragazzine, tocca leggere quelle canzoni come loro (e non gli autori) le abbiano intese.
Detto questo, è chiaro invece che, nei casi in cui una confessione religiosa (luterani o Testimoni di Geova, ad esempio) fondasse la propria dottrina non su un'esperienza comunitaria come la Successione Apostolica (la quale abbia solo in un secondo tempo preso a prestito dei testi per raccontarsi), ma su un libro ad essa preesistente, allora il senso originale di quest'ultimo risulterebbe determinante per la credibilità di quella stessa confessione.
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