Quello che preme sottolineare, con questo contributo, è la
necessità culturale di distinguere i dati storici (forme originali e percorsi
evolutivi delle tradizioni), da quelli antropologici (legami fra tradizioni
religiose e modelli civili), da quelli teologici (riflessione sul rapporto tra
uomini e divino), innanzitutto. In seconda istanza, pare necessario dire due cose: la prima
è ricordare come la serie di feste che da Ognissanti passa per la
commemorazione dei fedeli defunti e per la relativa novena, fino alle
celebrazioni della luce in occasione di San Martino, presentino una coincidenza
praticamente perfetta con quanto commemorato nel medesimo periodo dalle
comunità neo-celtiche attuali. La vigilia del 1 Novembre, inizio dei 10 giorni
del capodanno contadino, le bestie rientravano alle stalle: giusto il tempo
d'ordinare tutto e pulire gli attrezzi, prima di rinnovare i patti agrari a San
Martino e seminare. Il ritorno al focolare domestico evocava in Italia l’antica
dea Vesta e le eredità materiali, si sangue e spirituali della famiglia, del
popolo e della patria. Il sole s'interra dal versante occidentale, detto della
capra, ponendo fine alla sua vita attiva sotto il cranio dei patriarchi. Sul
piano spirituale, l’esperienza agricola si traduceva nel ringraziamento agli
antenati che prepararono la vita ed il lavoro delle generazioni viventi e si
esorcizzavano, per contro, le ombre e le povertà da questi lasciate in sospeso
sulle teste dei loro discendenti.
Infine e per quanto concerne la prospettiva teologica
squisitamente cristiana, interessa qui sottolineare quale reale incidenza debba
avere a mio avviso, per un cattolico, l'indicazione levitica di ostracismo alla
divinazione ed allo spiritismo. E' chiaro che tutte le indicazioni mosaiche
avessero uno ed un solo comune denominatore, ovvero la demonizzazione
dell'idolatria. Tutti i comandamenti, tutte le forme della legge e tutte le
indicazioni del Cristo si armonizzano attorno all'UNICO problema dell'idolatria,
ovvero dell'inevitabilità del fatto che chi non raccolga verso l'Unità, “disperda”.
A fronte della prescrizione in cui sono cadute a tutt'oggi gli obblighi
mosaici, ritengo che la direzione verso l'Unità (ovvero la Comunione con la più
estesa parte possibile del reale) del proprio operato sia il criterio per
determinare la legittimità di un'azione; dal punto di vista tecnico, lo stesso
rito di esorcismo cattolico (erede dell'esorcismo praticato dal Cristo) è una
forma di manipolazione degli spiriti che violerebbe il divieto levitico di
occuparsi dell'obbedienza materiale al dio padrone. La Chiesa stessa, con la
sua pratica spiritica rituale (invocazioni, evocazioni, esorcismi,
propiziazioni, benedizioni, scongiuri, consacrazioni, tecniche sciamaniche di guarigione
-unzione degl'infermi-, purificazioni tramite potenze divine -confessione-,
dedicazioni a poteri soprannaturali -sacro cuore-, uso di talismani
-medagliette miracolose, scapolari-, anatemi ecc.) posta in mano al clero, pare
dimostrare inequivocabilmente che la Sua preoccupazione resti a tutt'oggi una:
quella di "non disperdere" l'intenzionalità delle energie, evitando
di metter a rischio il popolo ed i propositi degl’iniziati, lasciando certe
pratiche in balia di personale non preparato a valutarne e fronteggiarne gli
effetti.