« Let's dance in style, lets dance for a while / Heaven can wait we're
only watching the skies / Hoping for the best but expecting the worst / Are you
going to drop the bomb or not? / Let us die young or let us live forever / We
don't have the power but we never say never / Sitting in a sandpit, life is a
short trip /The music's for the sad men / Can you imagine when this race is won
/ Turn our golden faces into the sun / Praising our leaders we're getting in
tune / The music's played by the madmen…
Forever young, I want to be
forever young / Do you really want to live forever, forever and ever / Forever
young, I want to be forever young / Do you really want to live forever, forever
young.
Some are like water, some are
like the heat / Some are a melody and some are the beat / Sooner or later they
all will be gone / Why don't they stay young / It's so hard to get old without
a cause / I don't want to perish like a fading horse / Youth is like diamonds
in the sun / And diamonds are forever / So many adventures couldn't happen
today / So many songs we forgot to play / So many dreams are swinging out of
the blue / We let them come true.
Forever young, I want to be
forever young / Do you really want to live forever, forever and ever / Forever
young, I want to be forever young / Do you really want to live forever, forever
and ever / Forever young, I want to be forever young / Do you really want to
live forever…»
Vivere per sempre, oppure vivere sempre? Qual è realmente la promessa
fatta, a chi intraprende la ricerca della felicità? Cosa significa “vivere” e
cosa significa “sempre”? Cosa significa “felicità”? “Vivere” significa
sopravvivere? Significa essere coscienti di esistere? E l’eternità è forse la
durata infinita del tempo o la presenza cosciente ed infinita di ciò che siamo?
Cosa siamo allora e cosa può renderci felici? L’appagamento di tutti i desideri
oppure di tutti i bisogni?
Viviamo nella
perenne consapevolezza di dovere morire: si dice che le bestie non sappiano
nulla della morte, eppure anche loro la fuggono. Vogliamo essere qualcuno a cui
la terra è tolta da sotto i piedi, qualcuno che vede una ferita nel suo
bisogno. Nel bisogno, invece, impariamo qualcosa in più su noi stessi: nel
bisogno, riconosciamo l’esistenza di una comune realtà per tutti, che nel suo
essere una ci rende possibile confrontarci su di essa aldilà delle nostre
singolari prospettive di vita. Infatti, c’è chi muore per un desiderio, ma
tutti muoiono per un bisogno: il bisogno ci accomuna, il bisogno ci rivela chi
siamo e ci rivela chi di noi ha ragione, quando qualcuno di noi ha ragione. Il
bisogno ci mostra la realtà, l’effettiva posizione delle cose rispetto a noi.
Nasciamo soli.
Nasciamo per una serie di relazioni ed in mezzo a delle relazioni, ma soli con
i nostri bisogni, che ci distinguono dal resto e ci identificano entro i
confini della nostra condizione. Eppure, nascere in mezzo e per mezzo delle
relazioni rende le relazioni parte integrante dei nostri confini e della nostra
felicità: la felicità ci viene incontro ogni qual volta la realtà si rende
accessibile a noi; la felicità ci viene incontro nell’altro da noi che ci riconosce. Ogni qual volta ci è
possibile relazionarci alla realtà vera e per ciò che autenticamente in quel
preciso istante siamo, noi siamo felici. Non soddisfatti: felici. Siamo felici
quanto più coincidiamo esattamente, nei nostri reali confini, con la realtà:
non prima e non per confini che abbiamo stabilito da noi, con il nostro
desiderio. La realtà esiste come qualcosa
di preciso, anche nel suo procedere; noi esistiamo come qualcuno di preciso, pure nel nostro costante fluire: la felicità,
perciò, è raggiungibile.
Cosa rende
così commovente la giovinezza, se non l’avere il tempo per colmare le distanze
tra il punto in cui siamo ed i più estremi confini della nostra realtà? Cosa
significa essere giovani, se non vivere in un mondo capace di novità, novità
che ci facciano vivere nella pienezza del reale?
Essere giovani
significa non pretendere nulla dal
mondo, ma aspettandosi che il mondo possa offrirci e donarci pienamente a noi stessi: è la
giovinezza a vincere la morte e la giovinezza è un modo di vivere (e non di
pensare) la realtà. Si smette di essere giovani quando si cerca, si cerca
qualcosa che non esiste se non come riduzione dell’immensità della vita alle
nostre pretese; si smette di essere giovani quando si smette di vivere in un
mondo capace della felicità. Felicità ed eternità sono la stessa cosa, sono
pienezza: la pienezza, poi, non è che il senso della vita che si emancipa dalla
prigione angusta delle idee, per ritornar ad essere tutt’uno con la vita stessa. E’ perciò
che il paradiso può attendere, anzi, può anche andare al diavolo.